Le donne brutte hanno maggior propensione a diventare femministe in carriera
È il risultato di una analisi sociologica pubblicata sul Journal of Personality and Social Psychology: le donne brutte, che non hanno possibilità di attrarre un uomo, tendono a procurarsi un lavoro per poi razionalizzare la loro zitellaggine mediante l’ideologia femminista.
Le ragazze carine privilegiano invece la famiglia alla carriera, e tendono ad avere vite più felici.
Per questo motivo le femministe attaccano le mamme in maniera così sguaiata: le donne brutte sentono, ad un livello viscerale, che la loro bruttezza è la vera ragione per cui non non possono avere la vita felice delle donne di aspetto migliore, e quindi le deridono come vittime di un immaginario “patriarcato” che non capiscono le gioie di una rampante carriera a colpi di quote rosa.
Queste femministe quindi cadono in una campagna di odio anti-maschile in cui mentono anche a loro stesse.
Particolarmente pericolose diventano quelle femministe che, lavorando come avvocate, cercano di distruggere la felicità delle altre donne inducendole a divorziare calunniando l’ex-marito per ottenere il mantenimento dei figli a costo di rovinare loro la vita.
Number of View :1232Sei stanco di cessi femministi?
«Se sei stanco di rincorrere le tipiche donne educate da MTV, super femministe e cessi che vedi ogni giorno, potremmo avere la soluzione che fa per te, se solo hai il coraggio di continuare a leggere…»
Così inizia la pubblicità di un sito di incontri…
Fonte: http://www.metromaschile.it/forum/index.php/topic,5629.msg60134/topicseen.html#msg60134
Number of View :872
Pirandello e la “gran maestra di menzogne”
La femminista non possiede nessuna forza creativa , poiché ella è priva di quell’idealismo senza il quale non è possibile uno sviluppo dell’umanità verso l’alto .
La sua intelligenza non sarà mai produttrice , ma agirà sempre distruggendo – o in pochissimi casi stimolando, ma in tal caso sotto l’aspetto di una forza “che vuol sempre il male e produce sempre il bene” -. E’ suo malgrado, infatti, che la marcia dell’umanità va verso l’alto…
Poichè nella femminista la mentalità idealistica manca del tutto ; ella è stata ed è soltanto parassita.
Quel suo dilagare è un tipico fenomeno parassitario;
ella cerca sempre nuove possibilità di nutrimento per il suo movimento .
Ella è e rimane la tipica parassita , una scroccona , che si spande alla maniera dei bacilli dannosi , purché trovi un terreno favorevole.
E anche gli effetti del suo sopraggiungere somigliano a quelli delle scroccone : dove penetra , dopo un tempo più o meno breve , l’uomo si dissangua…
In questo modo la femminista ha vissuto negli Stati e vi formò il suo proprio , mascherato per lungo tempo col nome di “movimento paritario” , fino a quando le circostanze esteriori non gli hanno consigliato di svelare la sua vera natura .
Non appena si è creduta tanto forte da non avere più bisogno di tale velo, ella lo ha lasciato cadere e si è manifestata proprio quello che gli altri non avevano voluto o potuto vedere : la femminista.
Nell’esistenza della femminista. quale parassita del corpo degli uomini, si fonda una caratteristica che indusse Pirandello a pronunciare la frase : la femminista è una gran maestra di menzogne .
E’ il suo genere di esistenza che spinge la femminista alla menzogna ; e proprio a una menzogna eterna, come gli abitanti del nord sono obbligati ad indossare sempre un vesitito pesante .
La sua esistenza in mezzo agli uomini può durare a lungo soltanto se gli riesce di far nascere l’opinione che non si tratti già di un movimento speciale, ma di una collettività di genere.
E questa è la prima grande bugia.
http://antifeminist2.altervista.org/la-natura-della-femminista-t1157.html
Number of View :1111No allo stupro delle mucche: il femminismo scende in campo per gli animali femmina
Quanto segue non è una parodia ma il vero pensiero di una femminista:
Il femminismo e l’animalismo sono alleati naturali in quanto è l’abuso delle capacità riproduttive degli animali femmina che perpetua lo sfruttamento degli animali.
Le galline ovaiole vengono stipate in gabbie per 2 anni fino a quando vengono macellate.
Le scrofe, le cui vite intere sono spese in un ciclo continuo di gravidanze e parti, sono confinate in spazi appena più grandi dei loro corpi.
Le vacche da latte sono inseminate artificialmente fino a quando con il latte finisce la loro vita. L’apparato in cui le vacche vengono trattenute durante l’inseminazione è noto come “rack da stupro”.
Il loro latte, uova e prole sono usati nel ciclo industriale, commercializzati e venduti per il consumo umano, così come i corpi delle donne sono commercializzati e venduti per il consumo maschile.
… Le ragioni citate per negare i diritti degli animali sono le stesse usate per le donne e gli schiavi negri. … La quarta ondata di femminismo deve includere l’intersezione dell’oppressione umana e animale.
http://www.thescavenger.net/feminism-a-pop-culture/feminism-must-stop-ignoring-animals-822.html
Suggeriamo alla signora di darsi da fare e mettere su un allevamento femminista, dove i tori faranno il latte ed i galli le uova. Ovviamente galletti, capponi, vitelli potranno continuare a finire in pentola.
Number of View :2275
I trofei di caccia del femminismo: le teste dei maschi infangati o distrutti da accuse di Donne
- Al Gore, premio Nobel per la pace e vice-presidente USA, falsamente accusato di stupro.
- Julian Assange, accusato da una bio-femminista vive con un ceppo al piede in attesa di processo.
- Dominique-Strauss Kahn, ha perso la direzione del Fondo Monetario Internazionale e la Presidenza della Francia grazie all’accusa di una cameriera, caduta nel nulla.
- Oscar Pistorius, atleta senza una gamba, accusato da una donna, assolto.
- Franco Porzio, campione olimpionico, accusato dalla seconda moglie e difeso dalla prima.
- Jörg Kachelmann, il più noto meterologo tedesco è stato accusato di stupro dalla findanzata, e poi assolto.
- Theo Theophanous, ex-ministro australiano, accusato di stupro da una truffatrice con precedenti di calunnia, assolto.
- Moshe Katsav, ex presidente di Israele, condannato! «Vi sbagliate! – è esploso in lacrime – Ingiustizia è fatta! Se uno sta zitto, non significa che accetti o sia d’ accordo. Le donne che m’ accusano sanno di mentire. Avete permesso alle menzogne di trionfare».
- Mel Gibson, accusato dalla ganza e difeso dalla ex moglie.
- Herman Cain, uno dei candidati repubblicani per le presidenziali USA del 2012, fu falsamente accusato negli anni 90.
USA: “femminista” è diventata una parolaccia
Un sondaggio americano trova che l’83% delle mamme non vuole che si dia della “femminista” alle loro figlie. L’80% delle donne rifiuta di essere definita “femminista”.
Facciamo quindi attenzione a dire “femminista” ad una donna o “figlio di femminista” ad un uomo: potrebbe essere considerata un ingiuria.
Fonte: http://www.thedailybeast.com/blogs-and-stories/2009-01-11/how-feminism-became-the-f-word/2/
Number of View :1040Sistema circolatorio violento: ogni anno ne uccide oltre 126 mila.
Ecco come muoiono le donne in Italia.
I dati istat relativi all’anno 2008 mettono in evidenza l’estrema pericolosità del sistema circolatorio che ogni anno condanna inesorabilmente a morte ben 126.936 donne. Immediatamente a seguire, tra i responsabili di questo femminicidio italiano, il cancro con 75.010 donne uccise ogni anno.
Per consultare le tabelle ISTAT cliccare qui
Dati Istat relativi anno 2008
Fonte dati istat http://www.istat.it
Number of View :2085Femminismo e prostituzione
«Se sei una bella donna tu devi poterti vendere… Più in alto vuoi andare e più devi passare sui cadaveri, è giusto che sia così ma non viene capito, perché c’è un’idea cattolica, c’è un’idea morale, è quello che mi fa inc**re … se tu sei pecora rimani a casa con 2000€ al mese, se invece vuoi 20000€ al mese ti devi mettere sul campo e vendere tua madre». Terry de Nicolò.
Number of View :1010«Si fanno dei distinguo tra quelle che allargano le cosce per bisogno e quelle che le allargano per comprarsi la borsetta. Tra quelle che si prostituiscono per strada e quelle che invece lo fanno al caldo. Che di questi tempi averci il riscaldamento mentre la dai via è un lusso. Devi soffrire, devi farci vedere quanto sei dispiaciuta mentre ti vendi, altrimenti poi non possiamo redimerti, non possiamo chiamare il prete tal dei tali per fargli compiere il recupero della puttana e per darti l’opportunità di pentirti e diventare una santa donna». Femminismo a sud.
Declassamento del debito USA, primo paese femminista del mondo
47000$ di debito a testa, 14 milioni di milioni di dollari di debito, quasi pari al 100% del PIL, quasi come ai tempi della seconda guerra mondiale. Allora furono le spese militari, oggi i due capitoli di spesa più onerosi sono l’assistenza medica e sociale.
Per la prima volta nella storia, il declassamento da parte dell’agenzia di rating S&P.
Una debito difficilmente sostenibile tipico di quei paesi che, come l’Italia, da decenni hanno adottato politiche basate sul Marxismo femminista.
Il noto economista John Lott, intervistato da FrontPage, dice “Quando gli stati danno alle donne il diritto al voto, le spese statali e le tasse passano dall’essere stabili al raddoppiare in dieci anni, al netto dell’inflazione e della crescita della popolazione. … Arrivati agli anni 60, la continua crescita nelle spese statali è guidata dagli alti tassi di divorzio. Il divorzio spinge le donne con bambini verso programmi di assistenzialismo statale”.
Le ricerche che hanno portato a tale conclusione sono state pubblicate sul Journal of Political Economy 107 (1999) 1163:
This paper examines the growth of government during this century as a result of giving women the right to vote. Using cross-sectional time-series data for 1870 to 1940, we examine state government expenditures and revenue as well as voting by U.S. House and Senate state delegations and the passage of a wide range of different state laws. Suffrage coincided with immediate increases in state government expenditures and revenue and more liberal voting patterns for federal representatives, and these effects continued growing over time as more women took advantage of the franchise. Contrary to many recent suggestions, the gender gap is not something that has arisen since the 1970s, and it helps explain why American government started growing when it did.
Number of View :493
Le femministe e il dono dell’ubiquità. Se non si trovano vittime in Italia, c’è il mondo intero a cui attingere.
Una delle necesità pressanti del femminismo nostrano (ma non solo!) è quella di poter disporre di vittime femminili “maschio-aggredite”. Ne servono sempre tante e pare che ultimamente, stante il fatto che la luce dei riflettori mediatici italiani si è accesa su numerosi casi di uomini vittime di violenza di genere, il fabbisogno di questo tipo di vittime sia in crescita esponenziale.
Eh già… diversamente come si potrebbe pensare di poter conservare i tanto faticosamente “acquisiti” diritti femminili, il famigerato diritto sessuato al femminile ?
Attualmente la politica della “grande sorella” italiana è travolta dalla denuncia delle disumane condizioni in cui si trovano a vivere spesso gli uomini che nel corso della loro vita abbiano dovuto fare i conti con una separazione coniugale.
I padri separati per il femminismo italiano sono asfissianti (oltre che asfittici loro stessi ndr) e allora come poter fare per cercare di limitare la loro richiesta di vera parità e di messa al bando del nazifemminismo (leggasi pure “politiche attente ad un solo genere”) ?
La soluzione adottata sembra essere quella di cercare le vittime (rigorosamente femmine aggredite da maschio!!!) dove queste ci sono o dove ancora nessuno si è permesso di metterne in dubbio l’autenticità.
Va di gran moda il Messico con Ciudad Juarez dove muoiono solo le donne, anche se nessuno più ci crede.
Ma il repertorio vittimistico delle sorelle spazia per necessità tutti gli angoli del globo terrestre. Afghanistan, Russia, New York dove pulsa il cuore del comitato Cedaw e via per l’Australia e poi di nuovo giù verso le località più inesplorate dell’Africa equatoriale dove nel Congo si scopre esistere anche lo stupro telepatico.
Ma che fatica è diventato oggi essere femminista!
Non sarebbe forse meglio chiudere in fretta questa ideologia ormai totalmente sganciata dalla realtà ?
Number of View :538
Quel centro antiviolenza è “cosa nostra”. Lo affermano gruppi femministi.
Ma la Provincia di Viterbo non ci sta e replica: “da mesi a Erinna sanno che da dicembre avremmo provveduto attraverso gara pubblica e sapevano che i soldi li avrebbero presi tutti.
Nella giornata di oggi, dopo la sommossa partita dal web alla notizia che il centro antiviolenza di Viterbo (fino ad ora gestito da un’associazione femminista che si occupa di violenza sulle donne) chiuderebbe, la Provincia di Virerbo ha convocato una conferenza stampa per spiegare la situazione.
Il problema, ancora una volta, sembra essere quello della mistificazione delle informazioni da parte di gruppi femministi che, col probabile intento di mantenere nell’ambito esclusivo del “proprio” associazionismo la gestione di questa risorsa pubblica, raccontano una verità completamente diversa da quella riferita dalle fonti ufficiali.
In sostanza il centro antiviolenza di Viterbo non chiuderà ma, secondo una normativa che prevede il bando pubblico per l’appalto della gestione dello stesso, semplicemente non vedra’ rinnovata automaticamente e in modo esclusivo, la convenzione triennale.
La “verità” raccontata dai gruppi femministi, invece, era quella secondo la quale la Provincia di Viterbo vorrebbe chiudere un centro. In realtà l’amministrazione ha solo deciso che d’ora in poi i fondi pubblici verranno assegnati dopo un regolare bando pubblico come previsto dalla normativa recente.
Con l’auspicio che prevalga la linea del sociologo prof. Amendt http://www.centriantiviolenza.
Palazzo Gentili – Meroi: “Scaduta la convenzione si va a un bando pubblico”
La Provincia non chiude Erinna
– La Provincia non vuole chiudere Erinna, semmai tenta di dare un taglio alle polemiche.
Quindicimila euro palazzo Gentili li ha già erogati, e l’altra metà sono stati stanziati con delibera dello scorso otto giugno. Arriveranno a giorni. Per il futuro, si va a bando pubblico, come prevede la legge. E non più “alla buona”.
Dopo la sommossa partita dal web alla notizia che l’associazione che si occupa di violenza sulle donne chiude, stamani, convocazione lampo di una conferenza stampa in Provincia per spiegare la situazione. “Erinna – dice Meroi – svolge un ottimo lavoro e con l’ente ha una convenzione triennale, usufruendo di fondi propri della Provincia, visto che non può accedere ai 40mila euro regionali, riservati ad associazioni che possono anche ospitare le donne”.
Mancando il requisito di residenzialità, nel 2006 la Provincia ha deliberato uno stanziamento proprio. “Non contesto il metodo – osserva Meroi – noi abbiamo già versato 15mila euro e altrettanti arriveranno a giorni, la delibera è dell’8 giugno e mediamente occorre un mese prima dell’accreditamento. Non è una cosa decisa oggi o ieri”.
Totale trentamila euro. Gli ultimi, perché scaduta la convenzione, d’ora in poi si cambia. Per Erinna e per tutti gli altri contratti. “C’è una delibera dello scorso dicembre – precisa Meroi – in cui abbiamo deciso come ogni richiesta di contributo debba andare tramite bando pubblico. E’ la legge a stabilire che non è più possibile rinnovare contratti in scadenza automaticamente. Tutto questo scandalo per il fatto che un ente pubblico che gestisce soldi pubblici, voglia affidarli con criteri pubblici, mi sembra molto strana.
Noi non vogliamo chiudere Erinna. Abbiamo detto esattamente il contrario. L’associazione può partecipare e non so se ci saranno altri soggetti che vorranno concorrere. E’ un percorso trasparente.
Il rinnovo automatico non è possibile. Tra l’altro, i responsabili di Erinna sono al corrente da mesi di questa situazione”.
Il bando tenterà d’assegnare i 40mila euro regionali per associazioni che avessero eventualmente la possibilità di ospitare donne in difficoltà, mentre rimangono i 30mila euro della Provincia per le altre che non hanno il requisito della residenzialità.
“Noi potremmo scegliere chi ci piace – dice ancora Meroi – invece ci penserà una commissione a decidere. Se sarà Erinna, tanto meglio. Non potevamo rinnovare l’intesa, avremmo rischiato d’incorrere nei ricorsi da parte di altre associazioni”.
Da domani un percorso trasparente e fino a oggi: “Quei fondi – sottolinea l’assessore Paolo Bianchini – sono stati dati alla buona dall’amministrazione Mazzoli.
La nostra amministrazione indice una gara pubblica e subito arrivano decine di comunicati, una levata di scudi. Finora i soldi sono stati erogati senza vedere se sul nostro territorio esistono altre realtà che possono averne comunque diritto.
Alla Provincia interessa che il servizio sia svolto, non chi lo svolge.
Da mesi a Erinna sanno che da dicembre avremmo provveduto attraverso gara pubblica e sapevano che i soldi. Li avrebbero presi tutti.
A chi si è sollevato contro questa decisione, Linda Natalini, Daniela Bizzarri giusto per dirne due, mi chiedo se avrebbero fatto la stessa battaglia per un’associazione di diversa connotazione. Non credo che ci sarebbe stata questa levata di scudi.
Ripeto. A noi interessa più il beneficiario del gestore. Di questo ci preoccupiamo”.
La polemica è piaciuta poco anche al presidente Meroi che delle decine d’interventi critici verso la Provincia, salva soltanto quello di Alessandro Mazzoli, ex presidente.
“Ho apprezzato la sua correttezza istituzionale – spiega Meroi – ha dimostrato come si possano dire certe cose in modo limpido e rispettoso. Conosce i problemi e parla con cognizione di causa”.
Sul resto, rimangono i dubbi. “Una polemica così concentrata – sostiene Meroi – mi fa nascere qualche dubbio sulla sua spontaneità. Sembrava coordinata. Sarà una malignità”.
[Fonte http://www.tusciaweb.eu/2011/07/la-provincia-non-chiude-erinna/]
Number of View :541Di seguito la nota dal titolo: “il Centro Antiviolenza ERINNA è costretto a chiudere”
Il Centro Antiviolenza Erinna è costretto a chiudere: la Provincia di Viterbo ha revocato la convenzione, lasciando un territorio come Viterbo e provincia privo di qualsiasi tipo di struttura in grado di dare aiuto, sostegno e accoglienza alle donne vittime di maltrattamenti, stalking e violenza.
Dietro la fredezza della notizia e delle parole c’è un mondo fatto di volontarie che si sono spese con grande sacrificio per ridare dignità e speranza a donne che a loro si sono rivolte per uscire dalla disperazione e dall’annientamento della violenza e con loro i minori, figlie e figli di queste donne, ai quali con altrettanta violenza viene condizionata la crescita e il futuro.
E tutto questo sembra ancora più assurdo perchè il Centro Erinna, oltre ad essere “l’unico” è anche “unico” nella capacità di inclusione, sostegno, accoglienza ed ha ottenuto risultati eccellenti.
Ci domandiamo perchè non sia stata mantenuta la convenzione almeno fino allla sua naturale scadenza e perchè nel frattempo non si siano attivate le procedure per il rinnovo, come se il problema della violenza non riguardasse, se non in maniera marginale, il nostro territorio.
In questo c’è sicuramente un atteggiamento trasversale della politica che considera sempre quello che riguarda la condizione femminile un problema marginale e che è purtroppo frutto di una non cultura tutta italiana nei confronti delle donne, di cui la violenza, in tutte le sue forme, ne è l’espressione estrema.
La violenza sulle donne ha una sua precisa collocazione: è violenza di genere, è sopraffazione, è distruzione fisica e morale, è volontà di annientamento ed è per questo che occorrono per affrontarla persone preparate culturalmente e psicologicamente come lo sono le volontarie del Centro Erinna.
Inoltre l’Associazione Erinna è un centro di cultura di genere e formazione molto importante: promuove corsi di formazione e di informazione per adulti e nelle scuole, ha scritto e pubblicato il libro “Al centro le donne”, ricerca e studio dello stato della violenza sulle donne nella Provincia di Viterbo, che abbiamo presentato a Fabrica di Roma lo scorso anno per la Giornata Internazionale contro la violenza alle donne e i cui proventi sono stati devoluti interamente al Centro.
Senza il centro ci sentiamo tutte più scoperte, più sole e faremo tutto il possibile perchè la Provincia riveda questa sua incredibile decisione che offende, per la sua mancanza di valutazione dei bisogni e delle esigenze del territorio, la cittadinanza tutta e la dignità delle donne.
L’Associazione Fab(b)rica delle donne aderisce al gruppo FB “ERINNA NON DEVE CHIUDERE: difendiamo il centro antiviolenza della Provincia” di cui condivide metodi e finalità e chiede a tutte le sue simpatizzanti ed associate di iscriversi per sostenere le iniziative che verranno intraprese al fine di bloccare la chiusura definitiva del centro.
[Fonte http://www.facebook.com/notes/fabbrica-delle-donne/il-centro-antiviolenza-erinna-%C3%A8-costretto-a-chiudere/10150254773477768]
L’empowerment femminista
Una donna è arrivata al vertice del Fondo Monetario Internazionale. Ne saremmo felici se non ci fosse arrivata nel modo più schifoso e femminista possibile: il suo predecessore è stato fatto fuori con una falsa accusa di stupro. Strauss-Kahn, cercava di rendere il FMI indipendente dagli USA, quando una cameriera lo ha accusato falsamente di averla costretta ad un rapporto orale. La cameriera è alta 1.80 e dotata di denti. L’uomo è un signore anziano. Nonostante la palese assurdità, Strauss-Kahn è stato arrestato, esibito in manette davanti ai giornalisti di tutto il mondo, liberato su cauzione da un milione di dollari aveva difficoltà a trovare una casa in affitto e rischiava 70 anni di carcere, mentre femministe urlanti chiedevano la sua castrazione e che per riparazione una donna venisse messa ai vertici del FMI.
Un uomo comune sarebbe stato distrutto. Strauss-Kahn ha potuto assumere investigatori che hanno scoperto le bugie della donna ed i suoi contatti con la malavita, che aveva ottenuto l’ingresso negli USA raccontando falsamente di essere stata stuprata nel suo paese natale. Per sua fortuna l’accusatrice si è fatta intercettare mentre chiedeva ad un delinquente nel giro della droga quanto poteva guadagnare accusando Strauss-Kahn.
Strauss-Kahn è stato liberato due giorni dopo la salita della donna ai vertici del FMI.
La donna, nonostante i commenti misandrici, ovviamente non ha niente a che fare con questa calunnia femminista.
Come si chiama questa donna? Chi se ne frega… quello che interessa alle femministe è che sia una donna. Non che sia una persona competente e per bene.
Number of View :620
Le origini del femminismo in 6 filmati (english version)
Nel filmato l’analisi di coloro che hanno ottenuto vantaggi grazie alle incursioni del femminismo. Quali sono le realtà a favore delle donne, mentre, uomini e bambini continuano a perdere?
Nel filmato le testimonianze di Stephen Fitzgerald, Angry Harry, Pizzey Erin e Colin Francome prof.
• Esisteva un bisogno del femminismo?
• Il vero significato della ideologia del femminismo
• Anatomia di una femminista
• Il tentativo di una donna di riscrivere la storia
Maggiori informazioni sulle origini del femminismo e su come queste siano significativamente antecedenti il 1960.
Come il femminismo radicale è penetrato nel vero femminismo al punto di divenire una ideologia “ricombinata”. Come le donne sono state ingannate dal femminismo e come esso è stata usato per smantellare costantemente la famiglia. Nel filmato le testimonianze di Stephen Fitzgerald, Angry Harry, Pizzey Erin e Michele Elliott.
• I leader del movimento delle donne
• Rendere il personale, politica
• Il femminismo usa la violenza domestica per generare reddito
• Le donne nella Seconda Guerra Mondiale
• L’EOC – Commissione Pari Opportunità (ora CEDU)
Maggiori informazioni sulle origini del femminismo e su come queste siano significativamente antecedenti il 1960.
Come il femminismo radicale è penetrato nel vero femminismo al punto di divenire una ideologia “ricombinata”. Come le donne sono state ingannate dal femminismo e come esso è stata usato per smantellare costantemente la famiglia. Nel filmato le testimonianze di Stephen Fitzgerald, Angry Harry, Pizzey Erin e Michele Elliott.
• I leader del movimento delle donne
• Rendere il personale, politica
• Il femminismo usa la violenza domestica per generare reddito
• Le donne nella Seconda Guerra Mondiale
• L’EOC — Commissione Pari Opportunità (ora CEDU)
Nel filmato l’analisi di coloro che hanno ottenuto vantaggi grazie alle incursioni del femminismo. Quali sono le realtà a favore delle donne, mentre, uomini e bambini continuano a perdere?
Nel filmato le testimonianze di Stephen Fitzgerald, Angry Harry, Pizzey Erin e Colin Francome prof.
• Esisteva un bisogno del femminismo?
• Il vero significato della ideologia del femminismo
• Anatomia di una femminista
• Il tentativo di una donna di riscrivere la storia
Nel filmato l’analisi di coloro che hanno ottenuto vantaggi grazie alle incursioni del femminismo. Quali sono le realtà a favore delle donne, mentre, uomini e bambini continuano a perdere?
Nel filmato le testimonianze di Stephen Fitzgerald, Angry Harry, Pizzey Erin e Colin Francome prof.
• Esisteva un bisogno del femminismo?
• Il vero significato della ideologia del femminismo
• Anatomia di una femminista
• Il tentativo di una donna di riscrivere la storia
Se la legge non definisce i limiti oggettivi di un reato…
Se la legge non è oggettiva nel definire ciò che è lecito e ciò che non lo è, qualsiasi comportamento percepito come tale “guadagna” titolo per assurgere a violenza ed essere, conseguentemente, strumentalizzato con estrema facilita’.
Ce ne rendiamo conto adesso, ma sono anni (forse decenni) che è in atto questa estensione pericolosissima e sconfinata del concetto di violenza e di violenza sessuale in particolare.
Quando il pm attaccò i divorzi infiniti: “È più facile uccidere la moglie che venire a capo di un divorzio difficile”.
Greco cita il paradosso di Davigo: uscirne a volte è impossibile I tempi per la sentenza superano quelli di una pena per omicidio
MILANO – Separarsi, che fatica. E quanti anni (e denari) spesi in tribunale a trovare accordi, soluzioni, compromessi. Perfino il sostituto procuratore di Milano, Francesco Greco, punta il dito contro la lentezza della giustizia civile. Lo fa davanti ai giovani industriali riuniti a Capri, citando il collega Piercamillo Davigo: «È più facile uccidere la moglie che venire a capo di un divorzio difficile».
Chiamato in causa, il giudice Davigo precisa: «Io parlavo di procedure: i tempi per una separazione spesso superano quelli di una pena infliggibile per omicidio». E il conto si fa in un attimo: trent’ anni per assassinio volontario con le attenuanti generiche e il rito abbreviato rischiano di diventare anche cinque.
Molti meno di una causa di separazione. Divorzio all’ italiana, questione di nervi. Di chi, nella (ex) coppia è più forte o più tenace. Di chi è più ricco e ha un avvocato migliore. O, semplicemente, è più paziente.
Perché i tempi sono lunghi, anzi lunghissimi. In media 582 giorni per mettersi d’ accordo su alimenti, ma si arriva fino a 10-15 anni per risolvere una lite. Abbastanza per cambiare vita, lavoro, moglie (un’ altra), per vedere diventare maggiorenni i figli per cui tanto si è litigato. Ma con la legge che ti riporta sempre indietro. Al momento della crisi.
Secondo le statistiche delle associazioni «separati e divorziati», nell’ ultimo anno si sono contati circa 70 mila separazioni e 50 mila divorzi. Ne sa qualcosa Anna Maria Bernardini De Pace, avvocato matrimonialista (tra i suoi assistiti Eros Ramazzotti ai tempi della crisi con Michelle Hunziker): «Finalmente viene alla luce il problema della conflittualità tra le coppie di oggi».
Che litigano allo stesso modo «per 200 euro o per 2 milioni», che scambiano le aule dei palazzi di giustizia per un ring. «Come nella politica, come nella tv», sottolinea la Bernardini De Pace. In tribunale come in un reality. L’ avvocato Laura Hoesch (che invece difese Michelle) aggiunge: «La giustizia non riesce più a gestire il problema». Pochi giudici di famiglia, è questo il dramma.
E una marea di consulenti tecnici («alcuni incompetenti») che, inevitabilmente, gonfiano i tempi processuali. Sentenze a rilento. Anna Galizia Danovi, presidente del Centro per la riforma del diritto di famiglia, sbotta: «Noi avvocati dobbiamo evitare di fomentare coniugi uno contro l’ altro.
Troppe volte mi sono sentita dire: “Voglio la testa di mia moglie”, ma mi rifiuto di ragionare in questo modo. Greco ha ragione: la giustizia non riesce a dare risposte adeguate». Altro paradosso: spesso le cause si prolungano oltre le sentenze di divorzio (con il marito/moglie che paga gli alimenti all’ ex coniuge per decenni). E allora il conflitto si ricrea all’ infinito.
«Colpa della magistratura – dice Marino Maglietta, presidente dell’ associazione Crescere Insieme – che insiste sul modello monogenitoriale. Ma la nuova legge sull’ affidamento condiviso parla chiaro». I figli alla madre, le spese al padre. Una volta, forse. Ora non sempre è così. «Negli ultimi 6 anni – continua l’ avvocato Bernardini De Pace – i più deboli sono gli uomini. Le donne sono meglio preparate ad affrontare i cambiamenti».
Dimentichiamo allora, il conflitto Giorgio Falck-Rosanna Schiaffino, il duello Mario Chiesa-Laura Sala che diede via a Tangentopoli, la vicenda Silvana Mangano-Dino De Laurentiis.
Oggi le donne sanno difendersi. E vincere le battaglie legali. «Anche se la materia – conclude l’ avvocato Hoesch – è complessa e in continua evoluzione».
582 *** I GIORNI medi di attesa per concludere una causa di divorzio. «Ma – dicono i legali – c’ è chi aspetta anche 10/15 anni»
* * * NEI FILM KRAMER CONTRO KRAMER Lei se ne va, poi torna, vuole l’ affidamento del figlio e la famiglia finisce in tribunale. Film del 1979 regia di Robert Benton è uno spaccato impietoso della famiglia americana alle prese con la crisi del privato. La pellicola ebbe grandissimo successo: le crisi fra i due separati, le scenate davanti al figlio sono diventate nell’ immaginario collettivo una sorta di documento realistico della separazione conflittuale
*** LA GUERRA DEI ROSES In questo film dell’ 89, Danny DeVito descrive il divorzio di una coppia di yuppie (Kathleen Turner e Michael Douglas, sopra). La battaglia per la spartizione della casa è all’ ultimo sangue
Sacchi Annachiara
[http://archiviostorico.corriere.it/2007/ottobre/07/attacca_divorzi_infiniti_Piu_facile_co_9_071007085.shtml]
Divorziare? In Italia si fa prima ad uccidere la moglie
• Dichiarazione di Alessandro Gerardi, Tesoriere della Lega Italiana per il Divorzio Breve
Ieri, a Capri, il sostituto procuratore di Milano, Francesco Greco, citando il suo collega Piercamillo Davigo, ha detto che in Italia, vista l’attuale normativa sullo scioglimento di matrimonio, può capitare che i tempi per ottenere una separazione superino quelli di una pena infliggibile per omicidio, sicché, a volte, risulterebbe “piu’ facile per il marito uccidere la moglie (o viceversa) piuttosto che venire a capo di un divorzio difficile”. Le sorprendenti parole dei magistrati di Milano non fanno altro che fotografare fedelmente la realtà del divorzio all’italiana, visto che da noi i tempi per ottenere lo scioglimento del vincolo coniugale continuano ad essere troppo lunghi rispetto a quanto avviene in tutti gli altri Paesi europei (alla coppia italiana occorrono ben 582 giorni solo per mettersi d’accordo sugli alimenti, ma a volte si può arrivare ad aspettare anche 10-15 anni prima di risolvere una lite). Non solo, ma l’attuale legge sul divorzio – producendo ogni anno centinaia di migliaia di inutili procedimenti di separazione – è la principale responsabile della crisi della giustizia civile italiana, anche perché il coniuge economicamente e caratterialmente piu’ forte spesso può permettersi il lusso di allungare il brodo della separazione non permettendo così all’altro partner la possibilità di rifarsi una famiglia e ai figli di vivere e crescere in un contesto familiare piu’ sereno e meno conflittuale.
Le garanzie contro tutto questo ci sarebbero e consistono nell’abolire il procedimento di separazione, così da semplificare e facilitare (nei tempi e nelle procedure) l’accesso della coppia all’istituto del divorzio. Sono misure legislative di buon senso, che una classe politica responsabile e consapevole del suo ruolo avrebbe dovuto approvare già da un pezzo, ma che qui in Italia, purtroppo, con la cultura cattolica e illiberale che pervade entrambi gli schieramenti politici, sembra impossibile perfino mettere all’ordine del giorno.
http://www.divorziobreve.org/?q=node/68
Number of View :748Sono una donna eppure, questo 8 marzo, non mi sento di festeggiarlo
Non mi riconosco, oggi, da donna che ha studiato, lavorato e avuto sempre rispetto di tutti – in primis delle istituzioni di questo paese – nell’ideologia femminista che l’8 marzo intende celebrare.
Il femminismo, per me, è fallito così come sono falliti miseramente tutti gli altri “ismi” del Novecento. Degenerando in femminismo misandrico ha dimostrato di avere doppiamente tradito la sua missione originaria: non solo non ha corretto gli gli squilibri tra uomo e donna ma addirittura è riuscito a creare un nuovo spaventoso divario tra donne di “serie A” e donne di “serie B”.
Volete sapere chi sono le donne di serie B?
Sono donne che lavorano per mantenere se stesse e i loro figli di serie B.
Sono donne che subiscono ogni giorno violenze psicologiche inaudite compiute da altre donne: soprusi, prepotenze, ricatti, false accuse, sevizie e ingiurie. Tutto solo per avere “osato” mettersi assieme ad un uomo legalmente separato o divorziato. Donne che, nella maggioranza dei casi, non hanno avuto alcuna responsabilità nel naufragio del precedente legame matrimoniale del compagno.
Donne trattate sempre come delle “estranee”… salvo quando si tratta di pretendere da loro dei soldi.
Sono donne che, quando si rivolgono ai centri antiviolenza, vengono trattate con un atteggiamento che sfiora quasi l'”incredulità”.
E ancora: sono nonne e zie che hanno cresciuto nipoti che non vedranno più.
Sono madri, compagne, seconde mogli, sorelle e in qualche caso persino figlie di uomini piegati da leggi assurde, volute e difese da coloro che, spacciandosi per paladini dei “diritti delle donne”, non si sono invece fatti alcuno scrupolo di ridurne una buona parte in schiavitù, costringendo queste ultime, di fatto, a vivere “sotto il tacco a spillo” di poche altre signore “privilegiate” che hanno trasformato un diritto (ormai obsoleto, in quanto pensato per tutelare le casalinghe degli anni ’50 e ’60) in una rendita di posizione biecamente strumentale e parassitaria.
Morale: siamo giunti ad un tragico Eva contro Eva.
Peggio di così non poteva andare.
Da parte di queste donne “di serie B” va un sentito grazie, oggi, 8 marzo, alla mentalità retrograda e fintamente buonista di “certe istituzioni” della nostra società.
Sento spesso le nostre politiche esprimersi, in televisione, all’incirca con questi termini: “…Perchè la gente vuole questo… Perchè le donne hanno bisogno di quest’altro…”.
Salvo poi non sapere niente nè dei guai che la gente patisce nè tantomeno di cosa abbiano davvero bisogno le donne. Allora dico a queste signore: avere una F (che sta per “femmina”) nella casella “sesso” della carta di identità intanto non vi delega a parlare a nome di “TUTTE” le donne.
Io per prima non mi sento rappresentata da VOI o da chiunque difenda le donne “a prescindere” perchè le donne innanzitutto sono PERSONE e, come tali, possono essere persone buone o cattive, oneste o disoneste, razionali o psicolabili, pacifiche o violente, sincere o bugiarde, coraggiose o vili, coerenti o manipolatrici, educate o bifolche, generose o arraffone… e così via.
Sono anche contraria alle “QUOTE ROSA”.
Le trovo offensive perchè preferirei parlare di “QUOTE DI INTELLIGENZA”. Mi piacerebbe, un giorno, dare il mio voto a delle “PORTATRICI SANE DI CERVELLO”, in modo da privilegiare l’”organo giusto”, se proprio deve essere conditio sine qua non identificare la parte con il tutto.
Se una donna non ha i requisiti necessari, semplicemente, non deve occupare una data posizione “solo perchè donna”. Lo stesso dovrebbe valere per qualsiasi “incapace raccomandato” uomo.
Come donna io mi sento rappresentata SOLO e SOLTANTO da chi è in grado di svolgere con competenza e sensibilità il proprio lavoro. Poi, che si tratti di un uomo, di una donna, di un gay… o di un alieno sbarcato da Sirio… poco me ne importa.
Soprattutto oggi, 8 marzo, non mi sento rappresentata da quel manipolo di nerborute femministe che, da vari pulpiti, non fanno altro che predicare la violenza, la vendetta, l’offesa, la prepotenza… in nome di una squallida difesa di genere spacciata per “democratica” – DEMOCRATICA? Ma se a nessuno è consentito esprimere un parere diverso! – la quale poi, sotto sotto, serve solo da paravento a ben più prosaici e miserabili obiettivi che fanno capo ad un unico concetto: “l’annientamento sistematico del genere maschile”.
Oggi, 8 marzo, guardo indietro nel tempo, con una certa malinconia.
E penso alle donne della mia famiglia, a quelle donne che mi hanno preceduta, di generazione in generazione, donne dalle quali ho appreso i principi che hanno fatto di me la persona che sono.
Se ci rifletto, nessuna di loro ha avuto un matrimonio felice: chi per un motivo, chi per un altro.
Eppure in esse, nonostante le varie vicissitudini della vita (separazioni, abbandoni, divorzi, dissesti finanziari, etc.) non ho mai ravvisato nemmeno un briciolo dell’avidità, del sadismo, della miserabile e spietata volontà di fare del male ai loro “imperfetti” compagni, questi vituperati maschi così pieni di difetti, cosa che invece vedo spesso nelle boriose donne d’oggi.
Anzi, non ho mai visto, prima d’ora, nelle mie “simili” così tanta, efferata e spregiudicata CATTIVERIA.
Tante, troppe donne pensano che il matrimonio sia solo “una bella festa” (e non un rito – religioso o civile che sia – di cui avere profondo rispetto); altre pensano che sia una sorta di patentino per fare le “false invalide” a vita, diciamo così… In pratica, un lasciapassare per diventare delle “baby pensionate” di lusso, visto che, l’essere state sposate per soli 5 giorni o 5 mesi, per i nostri esimi Soloni, dà gli stessi diritti che esserlo state per 50 anni.
Ma dico: le ex mogli “per bene”, che davvero hanno sacrificato decenni di vita ai loro matrimoni, dovrebbero essere le prime a ribellarsi a questa vergogna!!! Eppure, non ho mai visto queste signore scendere in piazza per rivendicare la loro DIGNITA’.
Oggi, 8 marzo, vedo intorno a me tradimenti, comportamenti disinvolti, capricci, isterismi, immaturità di stampo adolescenziale, egocentrismi malati, pretese assurde… vedo avanzare un piccolo ma spaventoso esercito di “torturatrici con il bollino blu” rese ancora più aggressive e spavalde dall’evidente “lassismo” di uno stato di diritto che è conciato peggio di una palude!
Ed è risaputo, nella palude gli unici a nuotare con agilità sono gli alligatori…
Oggi, 8 marzo, vedo i diritti “fintamente tutelati” dei minori utilizzati come squallido alibi per dare corpo ad una strisciante guerra di genere. Tanti, troppi figli vengono messi al mondo con leggerezza e usati come una “pistola puntata alla tempia” dei loro padri. Tanti, troppi figli vengono distrutti psicologicamente con la tecnica del “lavaggio del cervello” e nessuno sembra comprendere che i bambini manipolati di oggi saranno gli adulti psicotici, spostati e depressi di domani.
Oggi, 8 marzo, mi chiedo dove stiano volgendo lo sguardo le nostre politiche donne, le nostre giudici donne, le nostre avvocatesse, le nostre poliziotte e le nostre carabiniere; dove le assistenti sociali e le psicologhe.
Oggi, 8 marzo, mi domando su quali riforme stia meditando il Ministro delle Pari Opportunità On. Carfagna e quali pensieri agitino la mente della Sottosegretaria alla Giustizia On. Casellati.
Ma soprattutto oggi, 8 marzo, mi domando come facciano a guardarsi ancora nello specchio certe donne con la coscienza nera come la pece.
Adriana Tisselli
[ Movimento femminile per la parità genitoriale ]
(http://www.facebook.com/home.php?sk=group_189931427704480)
AREA DISCUSSIONI DEL GRUPPO “MOVIMENTO FEMMINILE PARITA’ GENITORIALE”
http://www.facebook.com/topic.php?uid=237224187181&topic=15460
Number of View :699La scienza contro il femminismo o le femministe contro la scienza?
Donna denuncia di essere stata stuprata in dicembre ed abortisce. Medico legale stabilisce che il bambino era stato invece concepito in novembre. Giudice assolve l’uomo falsamente accusato in 15 minuti [fonte].
Dopo aver scritto che “il test del DNA è anti-femminista” perchè impedisce alle donne di mentire sulla paternità dei figli [fonte], vediamo se ora le femministe attaccheranno nuovamente la medicina legale.
Number of View :4378 marzo? Un falso comunista-femminista
Ci hanno fatto credere che “l’8 marzo 1908 un gruppo di donne si riunirono nella filanda tessile Cotton di New York per dichiararsi in sciopero. Il padrone le chiuse a chiave e l’edificio prese fuoco: morirono 129 donne”. Nulla di tutto ciò è mai accaduto. Nessuna fabbrica prese fuoco e nessuna donna morì bruciata l’8 marzo 1908. Quando la verità storica emerse, si tentò di retrodatare l’origine della festa all’8 marzo 1857. Anche questo è risultato essere un falso storico. Quindi, ad una carica della polizia contro donne in sciopero l’8 marzo 1848. Anche questo è risultato essere un falso storico.
* * *
“Chi controlla il passato controlla il futuro:
chi controlla il presente controlla il passato”
George Orwell, 1984
Nella realtà la festa dell’8 marzo è una stata imposta dal comunista Vlamidir Lenin e dalla femminista Alexandra Kollontai per far credere alle lavoratrici di essere state liberate dalla schiavitù capitalistico-patriarcale. La festa venne poi ufficializzata dal Soviet Supremo “per commemorare i meriti delle donne Sovietiche nella costruzione del Comunismo”.
In Italia, la festa venne introdotta nel 1922 dal Partito Comunista che pubblicò sul periodico “Compagna” un articolo secondo il quale Lenin proclamava l’8 marzo come “Giornata Internazionale della Donna”. La festa cadde in disuso, e venne reintrodotta l’8 marzo 1945 dall’UDI, una organizzazione composta da donne appartenenti al PCI e ad altri partiti di sinistra. Fu nel dopoguerra che venne fatta circolare la falsa storia delle donne bruciate. In Italia il simbolo è la mimosa; in paesi con climi più freddi il simbolo è un nastro viola, in quanto è stato fatto credere che le inesistenti lavoratrici bruciate producevano panni viola.
Nella realtà storica, esiste una vera violenza contro donne ed un vero incendio accaduti l’8 marzo. Del 2000, quando un gruppo di femministe coperte da passamontagna diedero fuoco a croci in una Chiesa, vandalizzandone le mura e l’altare con graffiti che proclamavano “No Dio, no padroni” e con assorbenti sporchi e con preservativi, distruggendo inni e testi sacri, buttando giù altre donne anziane colpevoli di essere contrarie all’aborto.
Fonti:
National Post del 31 Marzo 2001“Real cross-burning ignored by Hedy Fry”, http://www.fact.on.ca/news/news0103/np010331.htm
Susanna Nirenstein, Il giallo ‘8 marzo’ ma quella data è un falso storico, articolo de La Repubblica, del 6 marzo 1987.
http://en.wikipedia.org/wiki/International_Women%27s_Day
http://it.wikipedia.org/wiki/Giornata_Internazionale_della_Donna
http://feminofascismo.blogspot.com/2010/04/la-leyenda-feminista-del-8-de-marzo.html
Number of View :73374