Il primo sito web in Italia sul femminismo e le sue degenerazioni

Storia

La presidente del Brasile impone per legge l’esproprio femminista

 

«In caso di separazione, divorzio o fine di una relazione stabile, la proprietà della casa sarà assegnata alla donna, o trasferita alla donna indipendentemente da chi era il proprietario se acquistata con l’aiuto del programma statale “Casa mia, vita mia”».

L’8 marzo 2012 il Brasile la presidente del Brasile ha annunciato questa legge apertamente nazi-femminista, in quanto tenta le donne a sfasciare le famiglie al fine di appropriarsi di case.

Un uomo si costruisce una casa, tenta di formare una famiglia?  Basta che una donna entri in casa, anche senza essere sposati e senza avere figli, che lui si può trovare sbattuto fuori da casa propria, magari con un mutuo da pagare.

È sempre più chiaro che il vero progetto del femminismo, mascherato da belle ma vuote parole come eguaglianza o pari opportunità, è ridurre i maschi a sotto-proletariato privato dei più elementari diritti e costretto a lavorare per mantenere la padrona.

Qundi:

  1. EVITARE DI VOTARE FEMMINISTE, o per maggior sicurezza
  2. EVITARE DI VOTARE DONNE IN PARTITI DI SINISTRA, o per maggior sicurezza
  3. EVITARE DI VOTARE DONNE.

Dispiace per donne capaci come la Thatcher e la Merkel, ma troppe donne tendono a cadere nel femminismo e nel suo odio di genere e usare il potere politico come un’arma contro gli uomini, e addirittura anche contro i bambini quando cercano di negare che l’alienazione genitoriale è un abuso sull’infanzia.  Meglio andare sul sicuro, e continuare a dare fiducia a uomini che sanno pensare al bene di tutta la società, uomini e donne insieme.

Per chi crede che una legge così schifosamente femminista non possa essere vera, ecco qui la fonte originale della notizia:

http://www.estadao.com.br/noticias/nacional,imovel-do-minha-casa-minha-vida-ficara-com-a-mulher-em-caso-de-divorcio,845827,0.htm

Imóvel do ‘Minha Casa, Minha Vida’ ficará com a mulher em caso de divórcio
Dilma faz anúncio nesta quinta; medida vale em casos de guarda compartilhada dos filhos

http://www.feministe.us/blog/archives/2010/11/01/meet-dilma-rousseff-brazils-new-president

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Vajassa Faldocci, il vero simbolo del femminismo

Chi è il vero simbolo del femminismo?

Non Rosie la Rivettatrice.   Durante la seconda guerra mondiale venne fotografata mentre lavorava in acciaieria, e dalla foto le femministe trassero a sua insaputa l’icona di “Rosie la rivettatrice”, la donna nerboruta che fa lavori maschili dicendo “We Can Do It!”.   Nella realtà si chiamava Geraldine e dopo due settimane abbandonò l’acciaieria, ritenendola pericolosa per le mani, preferendo fare la commessa in una libreria.   Geraldine conobbe il futuro marito, il dentista Leo Doyle, mentre lavorava come venditrice di gelati. Vissero felici e contenti per 66 anni ed ebbero 6 figli e numerosi nipoti.    È morta il 26/12/2010 e le figlie la ricordano con un viso dolce e senza bicipiti.

Non è Jane Roe, la donna stuprata che ottenne la legalizzazione dell’aborto.  Fino a quando un giorno «durante una Messa caddi in ginocchio e chiesi perdono a Dio per tutto quello che avevo fatto.  Una delle confessioni che devo fare è che nel 1973 ho mentito, dichiarando di essere rimasta incinta dopo essere stata violentata da una banda. L’avvocata ci basò buona parte della mozione, sapendo che gli americani sarebbero certo stati a favore dell´interruzione di gravidanza per una donna stuprata. Ma non era vero. Avevo mentito. La legge che ha ucciso milioni di vite era nata da una bugia».

Non sono nemmeno le 129 donne morte l’8 Marzo 1908 nella filanda tessile Cotton di New York chiuse dal padrone per impedire uno sciopero mentre la filanda prese fuoco.  Si è scoperto che anche quella era tutta una bufala.  Nulla di tutto ciò è mai accaduto.  Nessuna donna è morta l’8 Marzo 1908, né di nessun altro anno.  Tutto falso.

Il vero simbolo del femminismo è Vajassa Faldocci, l’immaginaria avvocata d’assalto specializzata in false accuse di violenza domestica.  Nel 1968 frequentava Scemenze Politiche, e con le Sorelle cercava di far capire alle donne che fin dall’antichità il Patriarcato le opprimeva usurpando i mestieri più affascinanti: trasportatore massi per costruzione piramidi, addetto ai remi in una galera romana, spaccapietre nelle miniere di carbone…    All’improvviso ebbe l’illuminazione che cambiò il corso della Storia del Femminismo: «forse, piuttosto che spaccare pietre, la Donna preferisce divorziare, prendersi la casa coniugale e farsi mantenere».    La genialità di questa intuizione non venne subito compresa, e Vajassa poté sviluppare tranquilla la sua associazione a delinquere, e oggi l’unico femminismo rimasto vivo è quello di Vajassa, diventata ricca con la macchina trita-bambini delle calunnie femministe e del negazionismo della alienazione genitoriale.    Si dice che si sia comprata un SUV con ogni bambino a cui ha levato il papà.

 

 

 

 

 

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L’uomo che ha preferito il suicidio alle umiliazioni del social-femminismo e ha fatto cadere il regime

Mohamed Bouzisi detto Basboosa aveva 26 anni e vendeva frutta in Tunisia per mantenere la madre e le sorelle, quando la funzionaria Feyda Hamdi del regime socialista gliela ha confiscata, umiliandolo e schiaffeggiandolo in pubblico.

Il giornalista Severginini, quando viaggiava per l’Unione Sovietica, preferiva scherzarci narrando di “casellanti con lo sguardo spietato, come sempre le donne socialiste quando viene dato loro un distintivo, un cappello o una paletta”.

Mohamed ha chiesto giustizia, e quando gli è stata negata ha scritto alla madre:

Perdonami se non faccio come dici. Rimprovera il nostro tempo. Non rimproverare me. Vado e non tornerò. Non ho pianto. Non c’è spazio per il rimprovero quando viene tradito il popolo.

Si è dato fuoco davanti al palazzo presidenziale.

Il suo sacrificio ha acceso la rivolta che ha fatto cadere il regime socialista che aveva vinto le elezioni con il 99% dei voti. La Tunisia era l’avamposto femminista nel mondo islamico: il dittatore Ben Ali, oltre ad aver accolto Bettino Craxi in fuga dall’Italia, aveva introdotto aborto a spese dello stato, divorzio e mantenimento statale per le divorziate, il potere materno sui figli, quote rosa per le donne del Partito messe in posti di potere. L’arroganza di una di loro ha portato al suicidio di Mohamad ed alla rivolta che ha fatto cadere il regime, estendendosi a domino nel mondo arabo.

Nel 2011 la Tunisia ha potuto per la prima volta votare quasi liberamente: le quote rosa al 50% ancora imposte dal femminismo non hanno impedito ai Tunisini di eleggere come primo partito con il 38.9% dei voti gli islamici moderati di Ennahda.

Fonti:

  • http://en.wikipedia.org/wiki/Mohamed_Bouazizi
  • http://en.wikipedia.org/wiki/Tunisian_Constituent_Assembly_election,_2011
  • http://www.independent.co.uk/news/world/africa/tunisia-i-have-lost-my-son-but-i-am-proud-of-what-he-did-2190331.html
  • http://www.theglobalist.com/storyid.aspx?StoryId=6305say/
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BBC: il femminismo è finito

«Il femminismo è una ideologia arrogante e dura, da battaglia, che ha perso il suo senso e non è più adatto allo scopo. Ogni tanto riemerge, resuscitato dall’estrema sinistra che prova invano a ridare vita ad un termine che ha da tempo cessato di significare alcunché per la grande maggioranza. […]

Il femminismo di oggi è anti-uomo. Ondate di veleno contro gli uomini, percepiti come causa dei problemi delle donne. La guerra di genere e l’atteggiamento anti-uomo che avrebbero dovuto scomparire con il raggiungimento della parità, sono invece divenute più intense.

Il femminismo è ormai diffusamente associato come anti-uomo. Anche Lady Gaga, una icona culturale moderna dice “Non sono femminista. Io amo gli uomini”.

Il femminismo ha cessato di interessarsi alla maggioranza della popolazione, e si è ritirato dedicandosi a temi marginali. […]

I giorni del femminismo sono passati. Il suo stile aggressivo ha alienato gli uomini e fatto fuggire le donne. […]

È arrivato il momento che le donne dicano con coraggio e voce chiara: femminismo, no grazie.

Testo originale in Inglese:
The end of the road for Feminism
When it comes to talking about women there is only one game in town – feminism.
But feminism is a toxic, battle-hardened and arrogant philosophy which has lost its way and
is no longer fit for purpose. As a commenter in the Guardian recently noted, ‘feminism is an
utterly hollow identification’ – they are right.
Feminism limps along, occasionally propped up by those from the radical Left who try, in
vain, to breathe life into a term which has long since ceased to have any sensible meaning to
the vast majority of the population. Feminists spend more effort claiming that feminism is
somehow ‘mainstream’ than they do on the cause of improving the lives of women.
So, what does today’s feminism stand for?
Today’s feminism is anti-men. Streams of vitriol flood toward the perceived cause of the
current problems facing women, men. Sustained by the ‘Battle of the Sexes’, the anti-male
attitude, which should have died out as great strides in equality were achieved, has become
more intense.
Feminism is now widely associated with anti-male attitudes. Even Lady Gaga, a modern day
cultural icon, linked the two in 2009, “I’m not a feminist. I hail men, I love men”.
Furthermore, feminism has ceased to be about the majority of the population and has
retreated to those issues and causes at the margins. Most women feel uncomfortable
describing themselves as feminists, and without the support of the people they purport to
represent, how can they continue? Instead today’s feminists jump on passing bandwagons –
environmentalism? – feminist are now also radical environmentalists – anti-cuts? – all feminists
must forcefully oppose all government cuts. And so they paint themselves into a corner.
Feminism has had it is day. Its aggressive style has alienated men and turned away women.
In today’s world and with today’s brand of feminism, talking about women has become taboo
and stigmatised. Ironically, the greatest success of modern feminism has been to shut down the
debate about women.
It is time for women to stand up and shout – feminism? Not in my name!

Fonte: http://www.bbc.co.uk/iplayer/episode/b014s8nj/Newsnight_15_09_2011/

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Slutwalk a Berlino

 

 

(Foto tratte da internet).

 

 

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Declassamento del debito USA, primo paese femminista del mondo

47000$ di debito a testa, 14 milioni di milioni di dollari di debito, quasi pari al 100% del PIL, quasi come ai tempi della seconda guerra mondiale. Allora furono le spese militari, oggi i due capitoli di spesa più onerosi sono l’assistenza medica e sociale.

Per la prima volta nella storia, il declassamento da parte dell’agenzia di rating S&P.

Una debito difficilmente sostenibile tipico di quei paesi che, come l’Italia, da decenni hanno adottato politiche basate sul Marxismo femminista.

Il noto economista John Lott, intervistato da FrontPage, dice “Quando gli stati danno alle donne il diritto al voto, le spese statali e le tasse passano dall’essere stabili al raddoppiare in dieci anni, al netto dell’inflazione e della crescita della popolazione. … Arrivati agli anni 60, la continua crescita nelle spese statali è guidata dagli alti tassi di divorzio. Il divorzio spinge le donne con bambini verso programmi di assistenzialismo statale”.

Le ricerche che hanno portato a tale conclusione sono state pubblicate sul Journal of Political Economy 107 (1999) 1163:

This paper examines the growth of government during this century as a result of giving women the right to vote. Using cross-sectional time-series data for 1870 to 1940, we examine state government expenditures and revenue as well as voting by U.S. House and Senate state delegations and the passage of a wide range of different state laws. Suffrage coincided with immediate increases in state government expenditures and revenue and more liberal voting patterns for federal representatives, and these effects continued growing over time as more women took advantage of the franchise. Contrary to many recent suggestions, the gender gap is not something that has arisen since the 1970s, and it helps explain why American government started growing when it did.

 

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Gli “Indignados” applaudono la rimozione dello striscione femminista

Dopo 8 anni di Zapatero e femminismo, in Spagna un giovane su due è senza lavoro; i divorzi sono aumentati del 140%; ci sono 300 false accuse al giorno; un comitato governativo arriva a negare che l’alienazione genitoriale è un abuso sull’infanzia.

Il tracollo nelle elezioni del 22/5 e gli “indignados” che hanno occupato Puerta del Sol protestando contro la corruzione non hanno fermato le femministe, che hanno tentato di manipolare la protesta appendendo un minaccioso striscione: “La revolución será feminista o no será”.

Migliaia di indignados hanno reagito gridando “fuori fuori” sostenendo che la loro protesta non ha sesso ed è di tutti. Fra gli applausi della folla un manifestante ha strappato lo striscione femminista, unico fra le migliaia di altri striscioni e manifesti ad essere stato rimosso.

Da segnalare la civiltà della manifestazione: le scritte sui muri vengono cancellate dagli stessi “indignados”, che tengono pulita ed organizzata la piazza, permettendo a tutti di parlare.

Fonte: i nostri corrispondenti a Madrid e http://www.diariosigloxxi.com/texto-ep/mostrar/20110520002925/15m-gritos-mayoritarios-de-fuera-fuera-en-sol-al-colocar-una-gran-pancarta-con-el-lema-la-revolucion-sera-feminista

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Le origini del femminismo in 6 filmati (english version)

Nel filmato l’analisi di coloro che hanno ottenuto vantaggi grazie alle incursioni del femminismo. Quali sono le realtà a favore delle donne, mentre, uomini e bambini continuano a perdere?
Nel filmato le testimonianze di Stephen Fitzgerald, Angry Harry, Pizzey Erin e Colin Francome prof.

• Esisteva un bisogno del femminismo?
• Il vero significato della ideologia del femminismo
• Anatomia di una femminista
• Il tentativo di una donna di riscrivere la storia

 

 

Maggiori informazioni sulle origini del femminismo e su come queste siano significativamente antecedenti il 1960.
Come il femminismo radicale è penetrato nel vero femminismo al punto di divenire una ideologia “ricombinata”. Come le donne sono state ingannate dal femminismo e come esso è stata usato per smantellare costantemente la famiglia. Nel filmato le testimonianze di Stephen Fitzgerald, Angry Harry, Pizzey Erin e Michele Elliott.

• I leader del movimento delle donne
• Rendere il personale, politica
• Il femminismo usa la violenza domestica per generare reddito
• Le donne nella Seconda Guerra Mondiale
• L’EOC – Commissione Pari Opportunità (ora CEDU)

 

Maggiori informazioni sulle origini del femminismo e su come queste siano significativamente antecedenti il 1960.
Come il femminismo radicale è penetrato nel vero femminismo al punto di divenire una ideologia “ricombinata”. Come le donne sono state ingannate dal femminismo e come esso è stata usato per smantellare costantemente la famiglia. Nel filmato le testimonianze di Stephen Fitzgerald, Angry Harry, Pizzey Erin e Michele Elliott.

• I leader del movimento delle donne
• Rendere il personale, politica
• Il femminismo usa la violenza domestica per generare reddito
• Le donne nella Seconda Guerra Mondiale
• L’EOC — Commissione Pari Opportunità (ora CEDU)

 

Nel filmato l’analisi di coloro che hanno ottenuto vantaggi grazie alle incursioni del femminismo. Quali sono le realtà a favore delle donne, mentre, uomini e bambini continuano a perdere?
Nel filmato le testimonianze di Stephen Fitzgerald, Angry Harry, Pizzey Erin e Colin Francome prof.

• Esisteva un bisogno del femminismo?
• Il vero significato della ideologia del femminismo
• Anatomia di una femminista
• Il tentativo di una donna di riscrivere la storia

 

Nel filmato l’analisi di coloro che hanno ottenuto vantaggi grazie alle incursioni del femminismo. Quali sono le realtà a favore delle donne, mentre, uomini e bambini continuano a perdere?
Nel filmato le testimonianze di Stephen Fitzgerald, Angry Harry, Pizzey Erin e Colin Francome prof.

• Esisteva un bisogno del femminismo?
• Il vero significato della ideologia del femminismo
• Anatomia di una femminista
• Il tentativo di una donna di riscrivere la storia

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Il Femminismo “Buono” – La Prima Ondata

Una delle opinioni più ricorrenti riguardanti il femminismo, è quella secondo cui questa ideologia, agli albori della sua storia, fosse niente più che un contenitore di buone idee, persino ingenue nel loro candore, e che poi, non si sa bene come e perchè, nell’andare degli anni sia degenerata, fino ad arrivare alle Valerie Solanas, alle Mary Daly e alle Germaine Greer.

Questa convinzione di parecchie persone deriva molto spesso da pura e semplice ignoranza su cosa è stato il femminismo, ma non di rado capita anche che taluni assumano questo genere di posizione per la paura di venir etichettati come “estremisti”, e quindi “persone poco raccomandabili”.

Limitarsi a condannare solo il femminismo degli ultimi decenni, considerandolo a torto un “femminismo degenerato”, è infatti un ottimo espediente per presentarsi come dei “moderati”, nello stile classico del più untuoso e viscido “politically correct”.

 

In questo articolo cercherò di presentare alcuni cenni sul femminismo storico, quello in particolare della Prima Ondata (dalla fine del 1800 ai primi decenni del 1900), attraverso questioni poco conosciute ai più, compresi alcuni attivisti anti-femministi, che si preoccupano perlopiù della Seconda e Terza Ondata femminista, ritenendole a torto “la causa di tutti i mali”, e non vedendo invece che queste ondate altro non sono che due tessere del domino femminista che mai sarebbero potute “cadere” se la prima non avesse dato il via all’intero processo. E’ quindi di fondamentale importanza arrivare alle radici del male che ancora oggi pervade la nostra società, scoprendo le origini nefaste del femminismo originario, quello della Prima Ondata.

Prima di ciò, è d’obbligo comunque una breve premessa: non esiste, in questo pianeta, il “male assoluto”. Anche le ideologie e i movimenti più disastrosi che il Genere Umano abbia mai partorito non possono venir dismessi completamente come “male assoluto”: in ognuno di essi erano presenti anche briciole di bene, che per fortuna in molti casi son rimaste. Lo stesso discorso vale per il femminismo.

Per cominciare con questa breve rassegna sul femminismo storico, partiamo con una delle principali eroine della Prima Ondata Femminista, ovvero la statunitense Elizabeth Cady Stanton, nata nel 1815 e morta nel 1902. La Stanton era nota fra le altre cose per le sue idee razziste sui “negri”, che definiva in modo sprezzante “sambos”, e per il suo malcelato classismo. Quando nel 1868 venne emendato il 14° articolo della Costituzione degli Stati Uniti, che garantiva i diritti civili degli schiavi afroamericani, la Stanton affermò: “Se tutti gli uomini devono votare – neri e bianchi, colti e ignoranti, puliti e sporchi, allora la sicurezza della nazione richiede di bilanciare questa imminente ondata di ignoranza, povertà e vizio, con la virtù, la ricchezza e l’istruzione delle donne del paese”. La Stanton, assieme all’amica Susan B. Anthony (un altro bel soggetto…), fondò allora nel 1869 l’Associazione Nazionale per il Voto delle Donne, che pose la propria base nel Sud del paese, e organizzò un gruppo di sole donne bianche contrarie al diritto di voto per gli uomini afroamericani. Già due anni prima, nel 1867, la Stanton e la Anthony si allearono con il noto razzista George Francis Train, un Democratico contrario al voto dei neri, che finanziò poi la rivista “La Rivoluzione” pubblicata proprio dalle due femministe, e che esaltava le donne bianche, istruite e del ceto medio, come “superiori” alla popolazione maschile afroamericana.

Il pensiero, se così si può definire, della Stanton, è ben illustrato nelle lettere raccolte nel suo diario personale. Questa è datata 27 Dicembre 1890:

“Ho appena scritto ad una corrispondente: “Tu dici, ‘Perchè siamo nate donne?’ Ti sto inviando assieme a questo messaggio un foglio contenente un mio articolo nel quale mostro la superiorità della donna come un fattore della civilizzazione. Il nostro problema non è la nostra femminilità, ma gli ostacoli artificiali di costume sotto false condizioni. Noi siamo, come sesso, infinitamente superiori agli uomini, e se fossimo libere e sviluppate, sane nel corpo e nella mente, come dovremmo essere in condizioni naturali, la nostra maternità sarebbe la nostra gloria. Questa funzione da alle donne una tale saggezza e un tale potere che nessun maschio potrà mai possedere. Quando le donne potranno sostenersi da sole, avere accesso a tutte le professioni e i commerci, con una casa propria sopra la testa e un conto in banca, allora possederanno il proprio corpo e saranno dittatrici nella vita sociale”.”

Come ben si può vedere, mentre il linguaggio dato in pasto alle masse dalle femministe era di tipo essoterico, e cioè per ingannare il maggior numero di persone si parlava di “parità”, “pari opportunità”, “uguaglianza” e via discorrendo, il linguaggio usato tra di loro era di tipo esoterico, destinato a circoli intimi e ristretti, e si parlava di “superiorità della donna” e altri concetti simili.

L’analisi della Stanton sul fatto che in una società dove le donne si possono sostenere in completa autonomia (la famosa “emancipazione femminile”), queste finiscono per divenire “dittatrici nella vita sociale”, è quanto mai azzeccata, lucida e lungimirante. La Stanton ci aveva visto giusto, e la realtà che aveva immaginato si sta realizzando adesso sotto i nostri occhi. Il mezzo grazie al quale questo processo prende piede, non è la maternità tanto esaltata dalla Stanton, bensì il Potere Sessuale Femminile, che lasciato a “briglie sciolte” è in grado davvero di costituire una dittatura nella vita sociale nel quale gli uomini competono fra di loro, scannandosi per entrare nelle grazie di una femmina, in modo molto più cruento del normale.

Sempre dal diario di Elizabeth Cady Stanton, un pezzo di rara comicità, se non fosse che questo caso psichiatrico di donna venga considerato come un’eroina per le femministe di tutto il mondo:

Basingstoke, 31 Gennaio, 1891
“Dopo aver letto per sei mesi sul matriarcato, sono sbalordita di aver scoperto di quanto siamo più indebitati alla donna che all’uomo non solo per l’intelligenza e la moralità della razza, ma per molti dei più grandi passi avanti nel progresso materiale. Due cose sono subito chiare – che la donna non è sempre stata la schiava dell’uomo, e nè che è sempre stata fisicamente inferiore a lui. Nei primi periodi selvaggi lui si prendeva cura solo di sè stesso, mentre lei si prendeva cura di sè stessa e dei figli. Nessuno storico fino a trent’anni fa aveva mai notato per quanto a lungo le donne regnarono supreme, e il grande sviluppo fisico e di forza che possedevano in libertà. La maternità era la fonte e il centro di tutti i primi passi verso la civilizzazione. Per via della varietà di cose che era costretta a fare, la donna necessariamente raffinò varie abilità; per cui era fisicamente più sviluppata dell’uomo al suo fianco; e, costretta a provvedere per gli altri, i suoi sentimenti morali vennero svegliati molto prima di quelli dell’uomo.”

C’è bisogno di analizzare parola per parola un simile delirio allucinatorio ? La Stanton dice che per molto tempo le donne “regnarono supreme”, senza citare le fonti che attestano l’esistenza di questo Impero Perduto, e negando anche uno dei dogmi della religione femminista, cioè l’oppressione millenaria delle femmine da parte dei maschi. In questo Impero Femminile, le donne si svilupparono fisicamente fino a diventare superiori ai maschi: purtroppo però non ci è giunta traccia di questa sfavillante e iper-sviluppata civiltà femminile del passato. Deve trattarsi sicuramente di un complotto degli archeologi maschi. In altre lettere, ugualmente deliranti quanto quella riportata sopra, la Stanton millanta spaventose abilità guerriere delle donne, arrivando a lanciare velate minacce agli uomini che in un futuro non molto lontano potrebbero rivedere all’opera cotanta ferocia sul campo di battaglia.

La Stanton è solo uno dei tanti esempi di femministe della Prima Ondata che parlavano di “superiorità femminile”, mostrando così le vere intenzioni del movimento femminista. Oltre alla superiorità femminile, un altro argomento di cui già al tempo discutevano le femministe era la partenogenesi.

Come si può intuire, già da questi primi esempi, le femministe della Seconda Ondata (il famoso ’68), e più tardi quelle della Terza Ondata (dal 1990 ad oggi), non si sono inventate niente, ma hanno semplicemente appreso le basi del femminismo originario e poi ci hanno ricamato sopra. Si potrebbe anzi dire che, considerando molte questioni demenziali del quale si occupano abitualmente le attuali femministe, le loro antenate erano molto più estremiste nella loro opera di distruzione della società e di aggressione all’Universo Simbolico Maschile.

Si diceva che appunto uno degli argomenti già in voga durante la Prima Ondata era la partenogenesi: l’esempio forse più celebre, in questo caso, è il lavoro della femminista americana Charlotte Perkins Gilman, che nel 1915 scrisse il romanzo utopico “Herland” (la “Terra di Lei”). In Herland tre amici si uniscono ad una spedizione scientifica per esplorare uno degli ultimi luoghi del pianeta ancora sconosciuti, e durante questo viaggio vengono a sapere di una terra nascosta nelle montagne dove esiste una civiltà formata da sole donne. I tre si incuriosiscono, e proseguono la spedizione da soli. Sorvolando con l’aereo la zona interessata, riescono finalmente a trovare il luogo esatto dove vive questa civiltà completamente al femminile.

La caratterizzazione dei tre protagonisti maschili è, ovviamente, tagliata con l’accetta: c’è Vandyck, il maschio-femminista che si ciuccia completamente questo pseudo-paradiso perduto, c’è Jeff, il maschilista inconsapevole, cioè il gentiluomo romantico e sensibile che ha una “visione idealizzata” della femminilità e pretende di prendersi amorevolmente cura della sua compagna, e poi c’è ovviamente il cattivo del gruppo, il misogino Terry, che alla fine abbandona questo paradiso dopo un tentato stupro (poteva mancare lo stupro del porco-maschio in un libro simile ?).

Anche la caratterizzazione dei personaggi femminili non lascia spazio a vie di mezzo: tutte iper-atletiche (fisicamente al pari o migliori dei maschi), tutte intelligentissime, meravigliose, colte e sagge. La Gilman non ci dice se queste creature angeliche pisciano Champagne, cagano gelato alla crema e scorreggiano Chanel N°5, ma il lettore è chiaramente portato ad immaginarsi un simile scenario. I tre protagonisti maschi vengono subito fatti prigionieri dalle donne, ma “con dolcezza”. Molto presto cercano di scappare, e quando quasi ci riescono, poi alla fine si accorgono di esser stati controllati per tutto il tempo da queste amazzoni con il cervello di Einstein, e vengono rifatti prigionieri. La scena è simile a quella di una madre che controlla il proprio figlio piccolo, cioè di un’intelligenza superiore che ha sotto il proprio controllo totale un esserino dall’intelligenza limitata. In questo caso gli esserini stupidi sono i tre protagonisti maschi. Si viene a sapere, però, e questa è solo una delle tante contraddizioni del libro, che queste amazzoni iper-intelligenti hanno vissuto da sole senza uomini per gli ultimi 2,000 anni. C’è da chiedersi come mai, i tre maschi stupidi siano riusciti a raggiungere quel Paradiso Perduto con l’aereo, cioè il prodotto della tecnica avanzata e dell’intelligenza maschile, mentre questa civiltà di sole donne non sia stata in grado di costruire qualcosa di simile, tecnologicamente parlando. Eppure, non son state “oppresse dagli uomini”, non essendocene nemmeno uno.

Le donne raccontano allora la storia della loro terra, e di come 2,000 anni prima una serie di guerre catastrofiche e disastri naturali portarono al completo annientamento degli uomini, lasciando alle donne la possibilità di andare al potere. Dopo un pò di tempo, una ragazza rimase magicamente incinta, e partorì una bambina dotata anche lei di questa miracolosa abilità, quella di procreare senza bisogno dell’apporto maschile: siamo cioè alla partenogenesi, parola introdotta nel romanzo da uno dei tre protagonisti maschili, ma sconosciuta alle amazzoni-cervellone, che credono di rimanere incinta per grazia divina.

Nel corso del tempo, essendo la società di Herland sotto il controllo completo delle femmine, si andò ad affermare un sistema sociale pacifico, ordinato, senza crimini, senza competizione e assente da comportamenti antisociali. Addirittura in Herland non esiste povertà e nemmeno la spazzatura. Anche la proprietà, ad Herland, è pubblica, tutta in comune, essendo la società una sola “grande famiglia”. Gli uomini ovviamente sono meravigliati da tutto questo splendore, e si ricredono sulla superiorità del sistema sociale Statunitense ed Europeo, che ormai considerano inferiore a quello di questo Paradiso Matriarcale. Ovviamente l’unico scemo dei tre che proprio non vede la superiorità del sistema sociale di Herland è Terry il misogino. Le donne di Herland sono tutte robuste, vestite con abiti che non rassomigliano in alcun modo ai normali vestiti femminili del mondo esterno, portano i capelli corti (i capelli lunghi sono un’imposizione patriarcale) e in sostanza poco si distinguono dai maschi. Terry dice che con i capelli lunghi le donne sarebbero più femminili, mentre Vandyck il femminista ovviamente è pronto a ribattere dicendo che invece lui le trova molto bene con i capelli corti.

Per quanto riguarda la religione, in Herland viene venerata la maternità e la natura, mentre Dio viene visto come una “madre sacra”. In Herland le donne non sono però le uniche creature meravigliose e iper-intelligenti: ci sono anche i gatti, anche loro descritti come sani, bellissimi, intelligentissimi e “cittadini modello”. Questo sarebbe il prodotto di una selezione fatta dalle donne per far riprodurre solo i gatti con il miglior comportamento. Questi gatti sono talmente bravi, che cacciano i roditori ma lasciano in pace gli uccelli. Non si capisce come mai, nel mondo “paritario” di Herland, i roditori vengano visti come animali di serie B. Le abitanti di Herland vengono descritte invece come asessuali, non fanno sesso, e infatti quando verso la fine della storia i tre protagonisti maschi si sposano con tre donne del luogo, tutti incontrano problemi perchè le loro rispettive consorti considerano il sesso (fra maschi e femmine) utile solo per procreare.

Alla fine del libro, Terry il misogino cerca di stuprare la sua compagna, e lui e i suoi due amici vengono esiliati. Vandyck e Jeff, che ormai sono diventati dei perfetti maschi-zerbini femministi, vengono riammessi nel villaggio, mentre Terry è ben contento di andarsene. Il libro termina con Terry, Vandyck, e una delle femmine di Herland che partono per far vedere a quest’ultima il mondo esterno, di modo che lei poi possa ritornare e raccontare alle altre quel che ha visto.

Lungo tutto il libro le donne di Herland vengono presentate come incredibilmente atletiche, e questo tema ricorrente viene descritto dalle “studiose” femministe come la prova che le nostre nozioni circa la “superiorità fisica maschile” sono completamente sbagliate. Infatti, le straordinarie capacità atletiche delle femmine di Herland dovrebbero essere la prova (?) che la “presunta debolezza fisica” delle donne è un prodotto della cultura. Quando i tre protagonisti del libro sono sotto detenzione, durante vari giochi ed esercizi fisici vengono umiliati da donne più vecchie, che corrono più veloce di loro e si dimostrano più atletiche, battendoli facilmente. Più tardi, vengono anche battuti con grande facilità da tre bambine, in un gioco sul lancio delle pietre. Sempre secondo le “studiose” femministe, questi aneddoti di fantasia sarebbero la prova provata che “distrugge il mito” della debolezza fisica femminile.

Non è raro, infatti, trovare femministe che per avvalorare le loro tesi sulla pari o maggior prestanza fisica femminile, citano come prove film di Hollywood o anche videogiochi. D’altronde, anche la già citata Elizabeth Cady Stanton, credeva che il corpo femminile fosse il risultato della cultura, e non della natura, e che in una società paritaria le femmine diverrebbero fisicamente uguali o superiori ai maschi. Spesso le femministe utilizzano l’espressione “cresciuta come un maschio”, riferendosi all’ipotesi che se una femmina venisse “cresciuta come un maschio”, da grande sarebbe fisicamente uguale ad un maschio. Pene compreso, immagino.

C’è un’altra cosa che accomuna la Gilman con la Cady Stanton: anche lei era una bella razzistona, come ben fa intuire in alcuni passaggi del libro, dove descrive la popolazione femminile di Herland come composta solo da donne “bianche”, e probabilmente di origine “Ariana”.

Il tipo di società “ariana” presentata in Herland sarebbe certamente piaciuto a Margaret Higgins Sanger Slee, femminista americana e attivista eugenetica nata a New York nel 1879 (fate sempre ben attenzione alle date: questo dovrebbe essere il “periodo d’oro” del femminismo, secondo i testi scolastici femministicamente corretti).

Anche la Sanger, come le due sue colleghe sopracitate, oltre ad essere misandrica era infatti una gran razzista:

“La massa di Negri, in particolare nel Sud, continua a procreare con non curanza e in modo disastroso, con il risultato che l’incremento fra i Negri, ancor più che fra i bianchi, è in quella porzione di popolazione che è anche meno intelligente e adatta e meno abile a crescere in modo adeguato i figli.”

In una lettera privata, scrisse invece questo illuminante passaggio che ben spiega il suo modo di pensare e agire:

“Non vogliamo che circoli la voce che intendiamo sterminare la popolazione Negra, e il ministro è l’uomo giusto che può raddrizzare questa idea se mai dovesse passare per la mente dei loro membri più ribelli.”

La Sanger stava tentando di portare avanti il “Negro Project”, un programma per il controllo demografico della popolazione afroamericana, e per evitare che qualcuno si ribellasse, vennero ingaggiati dei “ministri” neri da infiltrare nelle comunità afroamericane per placare efficacemente ogni possibile ribellione. Da brava eugenetista e fondatrice di Planned Parenthood, la Sanger vedeva il controllo delle nascite come uno dei metodi utili per “migliorare la razza“, in una corsa verso “l’eliminazione degli inadatti“, che chiamava anche “igiene razziale“. Tra le razze inferiori da sterilizzare, c’erano i neri, gli ebrei, gli Slavi e gli Italiani. Nel 1926, come era d’abitudine al tempo anche per molte altre femministe, venne invitata come oratore in una manifestazione del Ku Klux Klan che si tenne nel New Jersey. Nel suo libro “Il Fulcro della Civiltà”, la Sanger raccomanda l’estirpazione dal pianeta delle “erbacce umane“, e la sterilizzazione delle “razze geneticamente inferiori“.

Per quanto riguarda il matrimonio, la Sanger lo definiva come una “noiosa pozza di vita domestica”. Betty Friedan (vero nome “Betty Naomi Goldenstein” [1]) ovvero la femminista che definì il matrimonio come “un confortevole campo di concentramento”, e che diede il via alla Seconda Ondata Femminista, cita più volte nei suoi libri proprio la Sanger, dimostrando qualora ce n’è fosse ancora bisogno la continuità tra le ideologhe femministe della Prima Ondata con quelle delle ondate successive.

Non c’è da stupirsi quindi che avendo avuto come predecessori simili squilibrate, scioviniste e misandriche, poi le femministe della Seconda Ondata e quelle della Terza abbiano semplicemente continuato a percorrere la stessa strada, inventandosi ben poco di più rispetto a quello che venne tramandato loro dalle femministe della Prima Ondata.

Germaine Greer, è una delle femministe della Seconda Ondata che ha assimilato tutto l’odio misandrico e lo sciovinismo femminista delle sue antenate, e l’ha riversato sulla società tanto per dare il suo personale contributo alla distruzione del tessuto sociale e a fomentare la Guerra fra i Sessi. In un suo articolo pubblicato il 16 Novembre 2002 nel Guardian, la Greer scrive:

“…gli uomini son sempre stati di troppo […] le donne e i bambini se la sono sempre cavata senza di loro, facendo finta nel frattempo che fossero indispensabili.”

La Greer continua dicendo che l’inutilità maschile deriva dalla propria biologia, dal fatto che un uomo può ingravidare facilmente un numero enorme di femmine, mentre una donna ci mette 9 mesi per fare un figlio. Proseguendo su questo ragionamento, la femminista australiana cita la vita di vari tipi di animali, tra cui i leoni. Secondo la Greer, i leoni maschi sono dei “toyboy” [2] nelle mani delle leonesse, che dopo esser state ingravidate, gli fanno credere di essere necessari, e “lo fanno per amore”. A parte la follia di un simile ragionamento applicato a delle bestie (la Greer penserà forse che le leonesse leggono Donna Moderna ?), evidentemente questa demente-femminista non ha mai visto documentari sui leoni, dove dopo aver catturato una preda, questa viene sottratta alle leonesse da un branco di iene, salvo poi venir recuperata da un possente leone maschio che da solo le mette in fuga tutte, recuperando il cibo che poi verrà consumato (dopo di lui generalmente) anche dalle leonesse e dai piccoli.

L’articolo prosegue con simili sparate senza senso:

“Le donne son sempre state capaci di sopravvivere senza uomini. E per di più, le autorità hanno sempre saputo che le donne potevano sopravvivere senza uomini, e hanno rimosso i loro uomini ogni qualvolta servisse, per il commercio, la guerra o altri motivi.”

La parola chiave in questa frase è: “sopravvivere”, che è molto diverso da “vivere in modo decente e confortevole”. Ma la Greer, che utilizza un computer che è frutto del genio maschile, e vive circondata da comodità varie anch’esse frutto al 99% del genio maschile, adesso che la “civiltà” sembra essersi stabilizzata in uno stato di agiatezza, sicurezza e benessere diffuso, dice che “le donne possono anche fare a meno degli uomini”. Ci vuole un gran coraggio e soprattutto una grande ipocrisia per rivendicare, ora, la propria “emancipazione” dal Genere Maschile.

Continua la Greer:

“Gli uomini si arrabbiano quando li descrivo come ‘scherzi della natura, fragili, fantastici, bizzarri’, e come ritardati mentali, ‘pieni di stravaganti ossessioni su attività feticistiche e obiettivi arbitrari, condannati alla competizione e all’ingiustizia non solo verso le femmine, ma verso i bambini, gli animali e gli altri uomini.”

Dev’essere davvero un’umiliazione insormontabile, per le femministe, descrivere un passato (e un presente), di terribile oppressione maschile: c’è forse un’umiliazione più grande che venir dominati e oppressi da esseri “fragili”, “scherzi della natura” e “ritardati mentali” ?

Chi può venir dominato da questi esseri inferiori, se non esseri ancora più inferiori ?

Ovviamente la Greer, che si è fatta un’idea della storia leggendo i testi femministi, e del rapporto fra maschi e femmine basandosi sulle proprie psicosi misandriche e degenerate, si sbaglia di grosso, per cui l’intera equazione salta e tutte queste domande perdono di significato.

Da notare che “l’ingiustizia degli uomini”, oltre che alle donne, per la Greer si rivolge anche verso i bambini e gli animali: un classico del polpettone propagandistico femminista, che cerca di mettere tutte le “vittime” in unico calderone, e indica come colpevole l’onnipresente Orco Maschio. La Greer non può non essere a conoscenza delle statistiche sui maltrattamenti sui minori, che vedono proprio le femmine come principali responsabili, e non può nemmeno far finta di niente quando per strada vede una donna con la borsetta in pelle di coccodrillo o la pelliccia di visone.

La Greer continua dicendo che, comunque, per tutte le cazzate bizzarre che gli uomini fanno quotidianamente, l’audience è sempre composto da donne, e che anche se i maschi “sono di troppo”, l’esistenza umana “non ha comunque uno scopo”, quindi in questo contesto caotico e senza senso anche i dementi maschi ci stanno bene.

L’articolo chiude con la Greer che, dopo aver sputato parecchio veleno, dice che “non sono le donne che sognano un mondo senza uomini; ma gli uomini che sognano un mondo senza donne“.

Ci vuole una gran bella faccia di bronzo per sostenere, alla fine di un articolo intero che parla di inutilità maschile, che “gli uomini sognano un mondo senza donne”. Ci vuole una gran bella faccia di bronzo, per far parte di un movimento che ha prodotto dozzine di scrittrici che prefigurano un mondo tutto al femminile, e poi affermare che “gli uomini sognano un mondo senza donne”.

Questa, in psicologia, si chiama “proiezione” [3], cioè “il meccanismo con cui una persona proietta i propri desideri personali, stimoli, sentimenti e pensieri indesiderabili su altre persone o gruppi di persone“. La Greer, come tante altre sue colleghe femministe, pensa effettivamente ad un mondo tutto al femminile, lo desidera, fa intendere che sarebbe il migliore dei mondi possibile, ma alla fine del processo, in un fugace attimo di presa di coscienza sulla negatività dei suoi pensieri, li rigetta “proiettandoli” sui maschi, spaventata dal pensiero che anche questi possano intrattenere simili elucubrazioni mentali.

Germaine Greer ha dimostrato questo suo modo di pensare già in passato, su altri temi, come nel suo libro “L’Eunuco Femmina”, dove cerca di spiegare come le donne non capiscano quanto gli uomini le odiano. Anche qui, la parola chiave è “proiezione”: l’atto del riversare sul prossimo un pensiero proprio che, in fondo, si sente essere ingiusto, e genera quindi la paura che anche il prossimo intrattenga gli stessi pensieri.

La Greer e le altre femministe si mettano l’anima in pace: gli uomini non sognano di vivere in un mondo senza donne, e gli uomini non odiano le donne.

Si chiedano, invece, queste femministe esperte di proiezione, perchè loro odiano tanto gli uomini e sognano un mondo senza di essi.


[1]
Era ebrea, come ebree erano anche tutte le principali femministe della Seconda Ondata: oltre a Betty Friedan, l’agente della CIA Gloria Steinem, Susan Brownmiller, Andrea Dworkin e Susan Sontag. Quest’ultima durante i suoi studi universitari prese lezioni anche da Leo Strauss […].


[2]

Termine in slang utilizzato per descrivere aitanti e giovani uomini che vengono usati come passatempo da donne più vecchie o più ricche. Notare la demenza nel fare del male-bashing non solo verso i maschi del Genere Umano ma… anche verso gli animali, utilizzando gli stessi termini usati per denigrare gli uomini.

[3]
“L’operazione di espulsione di sentimenti o desideri che l’individuo trova completamente inaccettabili -troppo vergognosi, troppo osceni, troppo pericolosi- e l’attribuzione di questi a qualcun altro” -Peter Gay

 

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Le femministe odiano gli uomini perchè facevano da oggetti sessuali ai comunisti

Il Professore Leonard Liggio spiega così perchè il femminismo misandrico è emerso dalla estrema sinistra: le donne dell’estrema sinistra erano abituate ad andare a letto con gli uomini all’interno del movimento e a scoprire con grande stupore e sgomento che non venivano trattate diversamente da meri “oggetti sessuali”. In sostanza, dopo aver mancato di rispetto nei confronti di loro stesse nel non comportarsi diversamente da degli oggetti sessuali, queste donne della New Left hanno scoperto con grande sorpresa che gli uomini le trattavano precisamente per quello che esse si consideravano! Invece di capire che era il loro comportamento promiscuo alla radice del problema, attaccarono accanitamente gli uomini e così nacque il movimento di liberazione delle donne. [Fonte: http://www.rothbard.it/articles/contro-il-femminismo.pdf].

Per vedere se è vero ascoltiamo dal filmato come le femministe arrabbiate degli anni di piombo odiavano anche i loro “compagni”:

“[ci dicono] apri le gambe perchè se no non sei rivoluzionaria e non credi nella lotta di classe” (min. 1.18)

“[ci dicono] sei una piccolo borghese se non la dai via a tutti i compagni” (min. 1.30)

Non venendo considerate seriamente nella lotta contro il capitalismo, le sorelle femministe hanno cambiato il nemico da distruggere: dal capitalismo al patriarcato. Ma hanno adottato la tattica dei compagni comunisti della falsificazione della realtà volta a dipingersi come vittime. E quindi giù balle colossali, senza ritegno, a raccontare che “la violenza maschile è la prima causa di morte”. Che magari qualche proletaria a bassa scolarizzazione ci casca e, spaventata, divorzia rovinando la vita ai figli:

Il comunismo è finito nella spazzatura della storia. Il femminismo inevitabilmente ci sta finendo.

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I comunisti hanno dato i bambini in pasto alle femministe

Si inizia sempre sovvertendo le donne, come in Africa, offrendo contraccettivi, dottori gratis, aborti e il resto”.

Dichiarazione della moglie del Presidente dell’Unione Sovietica, in “First Lady”, E. Pizzey

Femminismo, Socialismo e Comunismo sono diversi aspetti della stessa cosa, ed un governo Socialista/Comunista è l’obbiettivo del femminismo”.
Catharine A. MacKinnon (femminista), “Verso una Teoria Femminista dello Stato”, p.10

 

 

La vera eguaglianza può essere solo ottenuta trasformando la società in senso socialista”.

dal Libretto Rosso del Compagno Mao. 65 milioni di cinesi sono stati uccisi dalla dittatura comunista

Nel 1959 il tentativo di collettivizzare i contadini provocò la più grande carestia della storia ed episodi di cannibalismo

 

La situazione delle donne finora è simile a schiave, le donne sono state legate alla casa: solo il socialismo può salvarle”.

Lenin, discorso al 1o Congresso delle Lavoratrici Russe. 20 milioni di russi sono stati uccisi dalla dittatura comunista.

Nel 1932 il tentativo di collettivizzare i contadini provocò la “grande carestia” ed episodi di cannibalismo

 

 

Un mondo dove uomini e donne sono uguali è facile da immaginare: è esattamente la promessa della Rivoluzione Sovietica

Simone de Beauvoir (femminista), “The Second Sex”, p. 806

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8 marzo? Un falso comunista-femminista

Ci hanno fatto credere che “l’8 marzo 1908 un gruppo di donne si riunirono nella filanda tessile Cotton di New York per dichiararsi in sciopero. Il padrone le chiuse a chiave e l’edificio prese fuoco: morirono 129 donne”. Nulla di tutto ciò è mai accaduto. Nessuna fabbrica prese fuoco e nessuna donna morì bruciata l’8 marzo 1908. Quando la verità storica emerse, si tentò di retrodatare l’origine della festa all’8 marzo 1857. Anche questo è risultato essere un falso storico. Quindi, ad una carica della polizia contro donne in sciopero l’8 marzo 1848. Anche questo è risultato essere un falso storico.

* * *

“Chi controlla il passato controlla il futuro:

chi controlla il presente controlla il passato”

George Orwell, 1984

Nella realtà la festa dell’8 marzo è una stata imposta dal comunista Vlamidir Lenin e dalla femminista Alexandra Kollontai per far credere alle lavoratrici di essere state liberate dalla schiavitù capitalistico-patriarcale. La festa venne poi ufficializzata dal Soviet Supremo “per commemorare i meriti delle donne Sovietiche nella costruzione del Comunismo”.

In Italia, la festa venne introdotta nel 1922 dal Partito Comunista che pubblicò sul periodico “Compagna” un articolo secondo il quale Lenin proclamava l’8 marzo come “Giornata Internazionale della Donna”. La festa cadde in disuso, e venne reintrodotta l’8 marzo 1945 dall’UDI, una organizzazione composta da donne appartenenti al PCI e ad altri partiti di sinistra. Fu nel dopoguerra che venne fatta circolare la falsa storia delle donne bruciate. In Italia il simbolo è la mimosa; in paesi con climi più freddi il simbolo è un nastro viola, in quanto è stato fatto credere che le inesistenti lavoratrici bruciate producevano panni viola.

Nella realtà storica, esiste una vera violenza contro donne ed un vero incendio accaduti l’8 marzo. Del 2000, quando un gruppo di femministe coperte da passamontagna diedero fuoco a croci in una Chiesa, vandalizzandone le mura e l’altare con graffiti che proclamavano “No Dio, no padroni” e con assorbenti sporchi e con preservativi, distruggendo inni e testi sacri, buttando giù altre donne anziane colpevoli di essere contrarie all’aborto.

Fonti:

National Post del 31 Marzo 2001“Real cross-burning ignored by Hedy Fry”, http://www.fact.on.ca/news/news0103/np010331.htm

Susanna Nirenstein, Il giallo ‘8 marzo’ ma quella data è un falso storico, articolo de La Repubblica, del 6 marzo 1987.

http://en.wikipedia.org/wiki/International_Women%27s_Day

http://it.wikipedia.org/wiki/Giornata_Internazionale_della_Donna

http://feminofascismo.blogspot.com/2010/04/la-leyenda-feminista-del-8-de-marzo.html

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Nazi-femminismo

Feminazi” è un portmanteau dei termini femminismo e nazismo, coniato da Tom Hazlett (professore di economia alla Università di California a Davis) e reso popolare dal giornalista Rush Limbaugh [1,2]. Il termine è stato inizialmente utilizzato per caratterizzare “quelle femministe per cui la cosa più importante della loro vita è fare in modo che ci siano quanti più aborti possibili” [1]. Il dizionario inglese [3] e spagnolo [4] oggi definisce “feminazi” come:

feminazi: una femminista militante o radicale, percepita come intollerante verso le idee altrui.

Nel dizionario italiano già esiste il termine biofemminismo [5], definito come:

biofemminismo: concezione che sostiene la superiorità biologica della donna sull’uomo.

Ma è più chiaro utilizzare anche in italiano il termine nazi-femminismo, così come è preferibile chiamare Hitler nazista piuttosto che bio-germanista.

Il nazismo proclamava i tedeschi vittime degli ebrei in modo da poterli odiare e colpire.
Allo stesso modo il nazi-femminismo proclama le donne vittime degli uomini, inventando termini quali “femminicidio” per definire quel 20% degli omicidi nei quali la vittima è un essere umano di sesso femminile, e falsificando le statistiche arrivando a sostenere falsità assurde quali “la violenza maschile è la prima causa di morte per le donne”. Secondo l’ideologia nazi-femminista la famiglia deve essere distrutta: aborto, divorzio, false accuse, bambini chiusi in centri femministi, bambini alienati, bambini esposti a materiale sessuale in modo da costruire calunnie pedofile

Molte femministe sostengono che il termine nazi-femminismo sarebbe solo un tentativo di marginalizzare il proprio pensiero e la propria attività politica. Tuttavia, le stesse parole di molte ideologhe femministe, inneggiando alla superiorità femminile ed allo sterminio maschile, ricordano l’ideologia nazista:

«La proporzione di uomini deve essere ridotta e mantenuta al 10% circa della razza umana». Sally Miller Gearhart.

«Dobbiamo solamente tenere un gruppetto di donatori in una fattoria per lo sperma». Rosie DiManno

«Il maschio è un aborto che cammina, abortito allo stadio genetico. Essere maschio è essere deficiente, emozionalmente limitato: la mascolinità è una malattia di deficienza e i maschi sono storpi emotivi». Valerie Solanas, ideologa femminista ed assassina, in “Società per l’eliminazione degli uomini” (SCUM)

«la terra deve essere decontaminata. L’evoluzione porterà ad una drastica riduzione del numero di maschi». Mary Daly

«voglio vedere un uomo picchiato a sangue e con un tacco a spillo conficcato nella sua bocca, come una mela nella bocca di un porco». Andrea Dworkin

«Non voglio mettermi nella condizione di spiegare a un bambino maschio di 9 anni il perchè io sono convinta che sia OK per le bambine di indossare magliette che rivelino la loro superiorità nei confronti dei bambini maschi». Treena Shapiro

«Noi siamo, come genere, infinitamente superiori agli uomini». Elizabeth Cady Stanton

«I maschi sono il prodotto buy acomplia online without a prescription di un gene danneggiato». Germain Greer

«Uno degli impliciti, seppur non ammessi, pilastri del femminismo è stato un fondamentale disprezzo per i maschi». Wendy Dennis

[1] Rush H. Limbaugh, The Way Things Ought to Be, Pocket Books, 1992.

[2] http://en.wikipedia.org/wiki/Feminazi.

[3] http://en.wiktionary.org/wiki/feminazi.

[4] http://es.wiktionary.org/wiki/feminazi.

[5] Dizionario della Lingua Italiana, Hoepli editore.

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